Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Il Santuario di Gravetta

Edificio di culto - Santuario

Il Santuario di Gravetta


Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Descrizione

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Il Santuario di Gravetta
Lo scavo eseguito nel 1988 e nel 1990 ha rimesso in luce buona parte di un luogo di culto di età repubblicana, sorto su un impianto più antico, di cui rimangono solo alcune fondazioni murarie in ciottoli.
Il centro del complesso databile ai primi del III sec. a. C. è rappresentato da un piccolo edificio costruito in tufo ed orientato in senso nord-est sud- ovest.
Il lato lungo verso monte è costituito da blocchi che facevano da base ad almeno tre colonne doriche, mentre quello opposto in cui si apriva una porta si compone di una fila di blocchi.
I lati minori sono formati da tramezzi molto bassi, intonacati sulla faccia superiore in uno è inserita l'imboccatura di una cisterna a campana, perfettamente intonacata.
All'interno del sacello si apre una seconda, del tutta analoga, per una capacità complessiva di oltre 37.000 litri.
Il pavimento è costruito da un mosaico monocromo bianco, a raso, si aprono su di esso i condotti di "troppo pieno" dell'una e dell'altra cisterna; elementi salienti sono un plinto modanato ed un parallelepipedo di tufo; probabilmente il basamento di una statua ed il blocco di appoggio della mensa di un altare.
L' edificio va dunque ricostruito come un naiskos (tempietto) aperto su tre lati, con un fronte monumentale verso monte, alto almeno 3,5 metri, formato da un colonnato dorico.
Esso poggiava su un basamento alto circa 60 cm. che impediva l'accesso, possibile invece attraverso la porta del lato opposto, dove il muro era senz' altro a tutta altezza.
I lati corti erano invece costituiti da semplice gradino.
Alla stessa fase va ricondotto anche l'impianto originario di un ambiente attiguo, in cui si apre un profondo pozzo di captazione; al pari del naiskos, è infatti dotato di una pavimentazione a mosaico. Nell'ambito del sacello nel corso del III e II sec. a. C. si susseguono modificazioni che sembrano soprattutto mirare alla trasformazione della sala in una grande vasca.
Contemporaneamente vengono costruiti altri vani, che testimoniano l'inserimento del complesso in un tessuto abitativo più ampio.
Il santuario viene distrutto in modo sistematico verso la fine del II sec. a.C.. L 'area non sembra occupata da nuovi edifici, anche se una successiva frequentazione del I sec. d. C. è ben documentata da materiali ceramici.
Scarsi sono al momento gli elementi per l'identificazione della divinità qui venerata, al momento l'unico dato certo appare infatti il valore fondamentale dell'acqua un aspetto che fa subito pensare alla nota dea italica Mefite.

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